L’economia civile può essere la leva di un cambiamento profondo per uscire dalla crisi creando valore e lavoro, costruendo un nuovo mercato ecologico, giusto e condiviso, rilanciando la partecipazione dei cittadini e promuovendo nuovi percorsi e nuovi spazi di democrazia.
Una nuova economia capace di superare l’odierna organizzazione dei mercati e la dicotomia “profit- no profit”, dunque, aperta al ruolo fondamentale della cittadinanza attiva e delle imprese responsabili. L’apporto del sistema imprenditoriale e finanziario è necessario per non rinchiudersi nel recinto del “piccolo è bello”, che non è in grado di modificare la realtà in cui viviamo. Fare impresa e finanza sarà, quindi, decisivo solo se queste genereranno valore sociale, ambientale ed economico, sia per le aziende che per i territori. L’etica, in questo contesto, è un prerequisito irrinunciabile, anche nel perseguimento del profitto.
A fare la differenza, piuttosto che le diverse modalità organizzative, devono essere l’oggetto dell’impresa e le finalità che si prefigge, mettendo al centro la dignità del lavoro come chiave per migliorare la persona dal punto di vista umano e culturale, crescere professionalmente, sostenersi economicamente. L’esperienza della cooperazione è imprescindibile, va difesa e rilanciata, soprattutto quella sociale. Ed è fondamentale il contributo di un sistema creditizio che sappia sostenere e promuovere, in maniera equa e sostenibile, un nuovo mercato.